NL 45 2015 – Cambiamento: da disagio a risorsa

Si è appena concluso il ciclo di tre incontri sul tema del cambiamento presso una delle biblioteche comunale di Milano. Durante gli incontri, la discussione con il pubblico ha fatto emergere molti aspetti interessanti: partendo dalla definizione, si è passati dagli aspetti emotivi del cambiamento per finire con le strategie per affrontarlo.

Partendo dalle diverse definizioni, il cambiamento è stato considerato secondo differenti punti di vista e partendo da fonti diverse: per la Treccani il cambiamento è “l’atto e l’effetto del diventare diverso”, per il dizionario di google è la “sostituzione o avvicendamento che riguarda in tutto o in parte la sostanza o l’aspetto di qualcosa o di qualcuno”, infine per la psicologa e psicanalista spagnola Marga Pascual “un cambiamento di successo non è una distruzione, ma un’evoluzione che salva il salvabile e migliora il migliorabile”. Ognuna di queste definizioni prende in esame caratteristiche diverse dello stesso argomento, a dimostrazione del fatto di come si presti a essere osservato da diverse angolazioni e con diverse finalità.

Inoltre, sono emerse altre caratteristiche interessanti che contribuiscono a definirlo: l’importanza del contesto in cui avviene un cambiamento (un contesto più fluido è meno sensibile, in negativo e in positivo, a una modifica perché ciò avviene più spesso), il momento della vita in cui si trova la persona che deve gestire il cambiamento (in età giovanile o più tarda può essere più difficile per la poca pratica ai cambiamenti nel primo caso o perché questa abitudine si è irrigidita, nel secondo); la personalità di chi si trova a fronteggiare un cambiamento.

Il secondo incontro del ciclo si è concentrato sulla riflessione sulle emozioni collegate a ogni cambiamento. Con grande sorpresa, dal pubblico è emersa una maggioranza di emozioni e reazioni positive legate al cambiamento: gioia, sollievo, curiosità, desiderio. La discussione ha portato alla riflessione di come un cambiamento possa davvero diventare un’occasione per un miglioramento di situazioni non più soddisfacenti.

Infine, nel terzo incontro si è parlato delle diverse strategie da adottare per gestire un cambiamento, considerando le strategie sotto tre punti di vista differenti: cognitivo, emotivo e comportamentale.

Da un punto di vista cognitivo, cioè legato alla razionalità, è opportuno identificare i vari aspetti del cambiamento, quindi conoscerlo in modo approfondito e, se possibile, cercare di scomporlo nelle sue parti in modo da avere una serie di cambiamenti di minore portata.

È necessario poi conoscere le emozioni che il cambiamento porta con sé: per prima cosa riconoscerle e poi, in un secondo momento, affrontarle. Questo è l’aspetto più complicato di tutta la questione, perché non sempre c’è l’abitudine a “ragionare in senso emotivo”: le emozioni, anche le proprie, spesso non si riconoscono, non si riesce a dare loro un nome e in questo modo diventa estremamente difficile riuscire a capirle e a gestirle. Una volta raggiunto questo obiettivo, però, diventa più facile affrontare una trasformazione, non solo di ciò che ci sta intorno, ma anche di ciò che avviene in noi.

L’ultimo punto affrontato è quello comportamentale: un cambiamento spesso provoca una modifica nel nostro comportamento, in senso volontario o subito. È importante allora cercare di liberarsi dalle proprie abitudini e cercare di raggiungere una consapevolezza dei motivi che stanno alla base del comportamento.

Affrontandolo secondo questi tre aspetti, il cambiamento può davvero diventare una risorsa, una possibilità di evoluzione in positivo.

In conclusione, ricordo le parole attribuite a Buddha: “il cambiamento non è mai doloroso; solo la resistenza al cambiamento lo è”.

Chiara Iacono

Marzo 2015